Nel suo saggio Danse Macabre, Stephen King mi ha spiegato i meccanismi dell'horror e quale sia il sottile fascino e l'attrazione del trovarsi spettatori di storie di paura. Non è qualcosa di malsano o disdicevole come potrebbero ritenere i benpensanti. Si tratta oviamente di un momento catartico, di rinascita, una specie di reset della mente che ci permette di "riallineare le nostre percezioni" (Tyler Durden docet). Insomma, tanti paroloni per dire che vedere un disgraziato inseguito da un mostro ci serve a sentirci meglio, ci permette di tornare al lunedì mattina in ufficio pensando che potrebbe andarci peggio. Si tratta del meccanismo che ha generato i miti del passato e che pervadeva i racconti fatti dai primitivi, di notte, di fronte al fuoco. Racconti di mostri, eroi, dei... gli stessi racconti dei boy scout, o che si fanno il venerdì sera alle feste, quando qualcuno comincia a parlare di fantasmi.
Sto leggendo uno dei Libri di Sangue di Clive Barker e mi sono imbattuto in una frase interessante che spiega come questo atteggiamento quasi vouyeristico dell'appassionato di horror nei confronti delle disgrazie altrui possa essere ribaltato per produrre un nuovo tipo di orrore. La frase è la seguente:
Non vi è piacere eguale alla paura finché appartiene a qualcun altro
Agghiacciante ma efficace. E purtroppo trova riscontro in molte manifestazioni del costume e della nostra società. Altrimenti non si spiegherebbe il successo di certi spettacoli televisi. Non serve scomodare gli snuff movie: basta pensare a Veline. Ieri sera ne abbiamo guardato un pezzo e il momento della selezione finale ha effettivamente un certo fascino. Non tanto la selezione in sé, quanto il fatto che attraverso lo schermo giungeva fino a noi la tensione - la paura - delle ragazze in gara. Eravamo attratti dalle sensazioni provate da queste ragazze e volevamo vedere come sarebbe andata a finire. C'erano tutti gli elementi di una storia dell'orrore: gente normale gettata in una situazione straordinaria (sopra-naturale), una bella protagonista (magari anche una scream queen) in abiti discinti, una prova da superare, l'imprevisto, la tensione dell'essere messi alla prova da qualcosa di ineluttabile e irraggiungibile, il dolore e la delusione degli sconfitti (le vittime) descritti e proposti nei minimi, spietati, particolari e il sollievo di chi, invece, ce la fa.
Amo le storie dell'orrore, ma esserne protagonista sarebbe... be', orribile.
Devo chiedere a Lidia (http://lidiahelene.blog.tiscali.it/) cosa ne pensa... potremmo scrivere un articolo a quattro mani da pubblicare su La Zona Morta, o magari da mandare a La Tela Nera o Horror Magazine.
Uhm... adesso che ci penso potrei chiederle quasi di scrivere una prefazione per il mio prossimo romanzo pubblicato. Perché pubblicherò un nuovo romanzo - io lo so, anche se il mio futuro editore ancora no.
E intanto?
Intanto sono stato a Radio Cernusco Stereo e ho parlato per più di trenta minuti di Legame Doppio, della mia vita e di come ho scritto questo romanzo. Certo, a detta di Alessandra Perrotta che mi ha intervistato la radio è piccina piccina, però trasmette anche in streaming (www.rcs939.it) ed è sempre meglio di un dito in un occhio.
Soprattutto se il dito è artigliato e l'occhio è il mio.
Scherzi a parte, è stata una vera emozione, un momento unico e speciale e quando mi sono ritrovato di fronte a quel microfono...
che paura!