mercoledì 9 ottobre 2013

Che schifo la mosca nel piatto!

Gran parte di coloro che hanno la parola "scrittore" nel profilo di Facebook hanno una biografia che prevede la frase "scrivo praticamente da sempre". Io ho iniziato molto molto tardi. Certo, da bambino e ragazzino ho prodotto anche io le mie nefandezze. Ricordo un orrendo tentativo di scrivere fantascienza che in realtà scimmiottava pesantemente Guerre Stellari, un racconto presentato a scuola che era in realtà una scopiazzatura dell'episodio Generale tratto dal film L'occhio del gatto (di cui pubblico un estratto di seguito). Quando poi ho cominciato davvero, una delle cose che maggiormente mi ha aiutato è stato far parte di un gruppo di persone con gli stessi obiettivi. Ne ho già parlato in altri post di alcuni anni fa. Ci chiamavamo Il circolo dei narratori tenaci e quella esperienza mi ha insegnato ad apprezzare il confronto. Infatti ci siamo dedicati in quel periodo a quasi tutti i concorsi letterari che ci parevano adatti.


 


Questa dei concorsi e dei premi è un'esperienza che ogni autore dovrebbe provare. La figura romantica dello scrittore come artista che si strugge per creare la sua opera impiegano anche venti anni, senza mai piegarsi a limiti imposti dall'esterno, dal pubblico, dall'editore, è tanto anacronistica quanto improponibile in un settore che naviga in acque sempre più infestate da squali. A meno che uno non voglia scrivere solo per arrivare al Punto di fine romanzo e poi tenere il tutto nel cassetto. Confrontarsi con parametri esterni e diversi da quelli a cui siamo abituati o portati, come generi e temi lontani dai nostri, brevità di testo, incipit fissi oppure limiti di tempo (chi conosce il concorso Porsche 911 minuti?) è sempre stato fondamentale. Certo, tre su quattro dei Tenaci lavoravano e tuttora lavorano da svariati anni (circa 20) per riviste di vario tipo, dove la scrittura su commissione e i limiti di spazio sono la norma. Tuttavia la ritengo una cosa fondamentale.

Partecipare ai concorsi letterari è importante anche perché insegna ad avere cura del proprio testo. Tutti sanno sbrodolare una storia (no, non è vero, non tutti, ma molti). Ben pochi sono in grado di confezionarla in modo da rendere la lettura un'esperienza gradevole. Punteggiatura corretta, ritmo, assenza di ripetizioni, dialoghi naturali, ma anche distribuzione del testo, rientri e assenza di refusi.
Sembrano cose superflue?
Lasciate immediatamente questa pagina.

Non si può mai apprezzare davvero un testo pulito se non dopo averne dovuto valutare alcune decine in un concorso letterario aperto agli esordienti. La quantità di "sporcizia" che gli aspiranti autori sono in grado di riporre in un testo spesso taglia le gambe al loro componimento. Il fatto è che se anche la lettura normalmente è un rapporto uno a uno, in un concorso o in un premio il rapporto diventa uno a molti: un giurato-lettore per molti racconti. E il testa a testa è inevitabile. Parametro (per me) fondamentale è il rapporto con il lettore: presentagli un racconto "sporco" ed è come se offri un pranzo a qualcuno rovesciandoglielo per terra o mettendogli una mosca nel piatto. Avrai preparato le lasagne più buone del mondo, ma passa la voglia di mangiarle. Dopo decine di racconti "vestiti male", la cui lettura diventa difficoltosa, il giurato che dovesse incontrarne uno ben confezionato potrebbe mettersi comodo a gustarlo, offrirgli una chance in più e magari sorvolare su qualche imprecisione. Mica poco, a pensarci bene.

Anonima Assassini 2006, l'antologia
di Orme Gialle. Ehi, ci sono anche io!
Alla cerimonia di premiazione del concorso Orme Gialle del 2006 (vinto dalla bravissima Barbara Baraldi, vale la pena ricordarlo) ho sentito i giurati parlare proprio di questo. Un discorso che mi ha colpito. Ricordo che qualche tempo dopo mi sono imbattuto in queste regole, un decalogo realizzato dalla redazione di Concorsi-letterari.it: si può consultare seguendo questo link.
Spettacolare.

L'esperienza di Altrisogni, la valutazione dei racconti, le varie presenza in giuria per alcuni concorsi letterari non hanno fatto altro che confermare e rafforzare la convinzione: la tua arte non vale niente se non hai rispetto per chi deve leggerla. Questo ci ha portato a realizzare uno dei post più visti (e controversi, bisogna dirlo) di tutta la storia del blog di Altrisogni: eccolo.
Tutto questo per dire che ho sempre creduto nei limiti, nei parametri, negli schemi e nella pianificazione. Nel fare il proprio lavoro. Da artigiani, con passione. I concorsi e le selezioni sono fondamentali.

Forse anche per questo continuo a partecipare.
Sto aspettando il responso di un concorso per racconti.
Sto per cominciare l'editing di un racconto valutato positivamente per la pubblicazione da parte di un editore.
Sto attendendo responsi per due romanzi che bussano alla porta degli editori.
E ho ricevuto un'interessante telefonata che sebbene non abbia ancora aperto una porta, mi ha almeno indicato la porta a cui bussare. E cavoli, è una bellissima porta.

Rimane la parte più difficile di sempre: aspettare.