Io ho sempre visto il romanzo come un enorme castello scuro che deve essere attaccato, un bastione da espugnare con la forza o con l’inganno. Caratteristica del castello è che sembra aperto. Non appare munito per far fronte a un assedio: il ponte levatoio è abbassato, le porte sono spalancate. Non ci sono arcieri sulle torrette. Il guaio è che in realtà esiste una sola via d’accesso sicura; ogni altro tentativo di penetrare all’interno provoca l’annientamento improvviso a opera di un marchingegno segreto.
Così, a pagina 417 dell’edizione Sperling Paperback, Stephen King parla del processo di creazione e stesura di un nuovo romanzo, puntando il dito sulla difficoltà di far germogliare il tenero virgulto di ispirazione che a un certo punto scopriamo nelle profondità dei nostri pensieri. È là, spuntato all’improvviso quando due idee convincenti si sono unite e combinate. Troppa acqua all’improvviso e lo anneghiamo; troppo poca e si seccherà. Mi ritrovo con un simile virgulto, con una nuova fortezza da prendere con la spada e con la torcia. Sono al corrente di questa nuova fortezza da quasi un anno, mi sono ritrovato a pensare alla sua forma e ai suoi colori – e ai personaggi che la abitano – ormai da mesi. Ma solo all’inizio del 2007 ho cominciato a schierare le truppe, a preparare le catapulte e a far provviste per l’imminente assedio.
Ieri, dopo un po’ di tempo che mi rendevo conto della necessità di qualcosa di speciale, sono rimasto a casa dal lavoro. Un po’ di commissioni per la nostra nuova vita e poi via… PC acceso, Word aperto, fogli al mio fianco, il moleskine con gli appunti a disposizione. Ho prodotto quindici pagine (quando per settimane ne avevo solo tre o quattro), cambiando direzione rispetto all’attacco iniziale e variando cose e poi… poi la magia: quando alle 20:00 è venuto il momento di spegnere il computer avrei voluto andare avanti fino a mezzanotte! E anche a letto, non facevo altro che pensare al nuovo romanzo!
Come mai?
Forse perché prima di ogni grande sforzo serve sempre avere un attimo di raccoglimento, per stendere un buon piano e per manovrare.
L’assedio è cominciato.
Ancora una volta alla breccia, amici miei!