giovedì 1 marzo 2007

Questione di incipit


Durante la mia esperienza nel mondo lavorativo dei giochi di ruolo ho imparato che le storie migliori dal punto di vista del coinvolgimento sono quelle che iniziano con qualcosa che getta i partecipanti subito nel vivo dell’azione. Chi mi ha insegnato questo portava come esempio i film di Spielberg e di Lucas. Mi vengono in mente i primi minuti di Salvate il Soldato Ryan, Guerre Stellari, I Predatori dell’Arca Perduta… I titoli di testa sono ancora sullo schermo e già sta succedendo di tutto.


È un buon metodo per cominciare anche un romanzo.


Ogni autore sembra avere degli incipit standard… almeno per quanto riguarda alcuni filoni. I romanzi di King ci danno una panoramica del setting, introducendo piano tutti i pezzi sulla scacchiera e poi muovendo i primi. Proverbiale è la descrizione al presente, letteralmente a volo d’uccello, della cittadina dove è ambientato La Casa del Buio.


Lovecraft comincia spesso in modo epistolare, con ultime memorie, lasciti, lettere o dichiarazioni che ammoniscono il lettore dall’intraprendere imprese esplorative e lo invitano a riflettere su una realtà che solo apparentemente è quello che è. La Cosa sulla Soglia ha uno degli incipit che preferisco: “È vero: ho sparato sei colpi in testa al mio migliore amico, ma spero di dimostrare, con quanto racconterò, che non sono il suo assassino”. C’è tutto: dramma, azione e mistero… oltre a rammarico e timore e una rassegnata disperazione che gelano e avvincono da subito.


Howard, con le sue storie di Conan, modulari, segue un approccio standard che ricorda molto quanto Proton mi ha recentemente raccontato in merito al modo di scrivere sceneggiature per la serie di Mike Hammer.


Le prime righe di una storia sono sempre importantissime… non per nulla si dice che “Anche il viaggio più lungo comincia con un piccolo passo.”


Legame Doppio comincia con un “Ciao”. Un saluto che ho lanciato svariati anni fa. Compare sullo schermo di un computer… come se io stesso stessi pronunciando quel saluto. Accidenti, non vedo l’ora di rileggerlo su carta.


Sto lavorando su altri due romanzi… ne ho all’attivo tre, con Legame Doppio. Eppure in tutti e tre ho tre diversi incipit. Un saluto al computer e il brillamento di una bomba nel primo. Una minaccia in una registrazione e una riunione lavorativa nel secondo. Un funerale e un’impresa cavalleresca nel terzo.


Eclettico o ancora confuso?


 

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