mercoledì 26 settembre 2007

Canterò di nuvole e monti

Quando il sole non è ancora sorto sopra le creste rocciose, l'aria sa di muschio e di freddo. Le fronde stormiscono al sussurro di un vento che suggerisce alle mie orecchie voci esotiche e leggende rinate. Coltri di nuvole bianche si attardano sui fianchi dei monti. Scivolano lente, come carezze di amanti, in una danza che unisce il solenne silenzio della montagna alla leggera grazia del cielo. E allora è facile immaginare che nelle valli strette e umide cose antiche si siano risvegliate di recente. Basta chiudere gli occhi per riempire il silenzio tra un'auto e la successiva con il suono di corni e di grida di armati, con note di cembali e tamburi celtici. Non serve un salto di fede per convincersi che oltre il prossimo crinale, dietro un muretto dimenticato, potrebbe trovarsi una contrada antica, una torre diroccata, una strada di pietra che porta chissà dove.


Far over the misty mountains cold, from caverns deep and dungeon halls we must away 'ere of the day to find our long forgotten gold


Come si fa a restare insensibili di fronte a uno spettacolo simile? Come si fa a non voler scrivere di fantasy?

1 commento:

  1. Leggendo questo post mi sembrava di leggere l'introduzione di un libro. Forse è il prossimo che scriverai... e questo è il mio augurio! Un caro saluto, Angela.

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