lunedì 18 maggio 2009

Come parole nel vento

Abbiamo rinunciato alla Fiera del Libro di Torino. Non ci siamo andati perché quello che avrebbe portato non giustificava la spesa che avrebbe comportato il weekend fuori casa. Andarci solo un giorno avrebbe significato una quantità di azioni da compiere tale da rendere lo sforzo notevole e forse ancora una volta superiore ai vantaggi che avremmo ottenuto.
Rimpianti? No.
Avrei assistito a presentazioni di libri di amici. Avrei visto libri di "colleghi". Avrei girato per i padiglioni prendendo contatti con altri editori, altri scrittori, altre realtà. Cose che forse un giorno avrebbero portato frutti interessanti. Forse no. Oramai comunque è tardi. Nuova pagina.
Mi è stato detto che dopo il Salone del Libro ci sarebbe stata una valutazione. Bene. Un'altra valutazione la sto aspettando (anche se non mi era stato dato alcun parametro in termini di tempo o scadenza. E mentre la vita vortica con mille cose e impegni, code e vibrisse, unghie e bocche affamate, centinaia di spese a cui far fronte e qualche piccola idea per raccimolare qualche soldo, io ricordo il periodo del servizio militare.




All'epoca, in una situazione ben poco Kryss-Friendly ho scoperto una riserva di quiete, una scorta di serenità impensata e preziosa. Mi ricordo bene quel momento. Le quattro copagnie del battaglione d'addestramento erano schierate sul piazzale della caserma di Falconara Marittima. Per ore. Sotto il sole di giugno. E ci si chiedeva cosa sarebbe successo e per quanto ancor avremmo dovuto attendere in quello statodi sospensione della ragione. E quando dubbi e riflessione si assiepavano, portando a livello di ebollizione una situazione di frustrazione già esasperata ecco una raffica di vento primaverile. Odorava di salsedine. Era fresco. E ha fatto stormire gli alberi che costeggiavano il piazzale. E le folte fronte hanno parlato, con una loro lingua segreta, fatta di fruscii e mormorii. E quello è bastato.
Oggi mi sentivo in una situazione simile. E, goccia che poteva far traboccare il vaso, il treno era in ritardo. La stanchezza - mentre attendevo sulla banchina della stazione - mi ha fatto chiudere gli occhi. E ancora una volta il vento mi ha parlato. Vento che proveniva dalle montagne, fresco e profumato. Mi ha accarezzato le guance rasate, rinfrescando la pelle mentre il resto del mio volto era tuffato nel sole caldo del mattino. E tanto è bastato. Ho riacquistato la quiete. Un perfetto momento zen.
E ora, mentre scrivo in treno, so che si ricomincia. Tornerò ad addentare le possibilità di questa vita. Grintosamente, tenacemente. Ci sono idee che aspettano di nascere. Storie che devono essere lette. Il guanto della sfida è raccolto.

2 commenti:

  1. Ciao Chris, invidio la tua fruttuosa tenacia, io ho perso di vista gli obiettivi che mi ero posta. Latito da un po'. Ma la passione per la scrittura è sempre viva. A presto!
    Angela :)

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  2. Ciao Angela! Eh... la tenacia deve essere alimentata e ha una fame feroce: non lascia sopravvissuti e non prende prigionieri. Devi darle tanto :P E a volte, semplicemente, non ce la si fa. Ma ci si deve provare, almeno - credo io - se si vuole arrivare da qualche parte. Coraggio! Se posso fare qualcosa sono a disposizione!
    Ciao
    C.

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